ESRS – European Sustainability Reporting Standards

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Gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) sono standard dell’UE che forniscono linee guida per la comunicazione aziendale sugli impatti ESG. Gli ESRS mirano a garantire che le informazioni sulla sostenibilità aziendale siano chiare, dettagliate e comparabili tra settori.

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Che cosa sono gli ESRS: un nuovo linguaggio comune per la sostenibilità

Gli European Sustainability Reporting Standards rappresentano una delle principali innovazioni introdotte dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la direttiva europea che ha ridefinito in profondità gli obblighi di rendicontazione non finanziaria per le imprese. Entrati in vigore a partire dal 2023 e destinati a una progressiva applicazione nel periodo 2024-2028, gli ESRS costituiscono un sistema normativo dettagliato e vincolante per le aziende europee obbligate a pubblicare il bilancio di sostenibilità.

A differenza dei precedenti approcci volontari, questi standard hanno forza regolatoria e mirano a creare un quadro unificato per la divulgazione delle informazioni ambientali, sociali e di governance, coerente con le politiche europee in materia di finanza sostenibile, inclusi il Green Deal, la Tassonomia UE, il Regolamento SFDR e il principio della doppia materialità.

Origine e obiettivi degli standard

Il processo di elaborazione degli ESRS è stato affidato all’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), organismo consultivo della Commissione Europea con competenze tecniche e indipendenti. Per la prima volta, l’EFRAG ha integrato una sezione dedicata alla sostenibilità, includendo stakeholder provenienti da imprese, investitori, ONG, mondo accademico e autorità pubbliche.

L’obiettivo principale degli ESRS è fornire alle imprese uno strumento operativo per descrivere in modo coerente, dettagliato e comparabile gli impatti, i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità, sia nella dimensione interna (come l’impatto delle condizioni climatiche sulla continuità operativa) sia nella dimensione esterna (come l’impatto dell’azienda sul clima, sulla biodiversità o sulle comunità locali).

In questo modo, gli ESRS non solo soddisfano gli obblighi di trasparenza richiesti dai regolatori e dai mercati finanziari, ma incentivano anche una trasformazione strategica delle imprese verso modelli più resilienti, etici e sostenibili.

Struttura generale degli ESRS

Gli standard ESRS sono suddivisi in tre grandi categorie: standard trasversali, standard tematici e standard settoriali.

Gli standard trasversali definiscono i requisiti generali e i principi di rendicontazione comuni a tutte le imprese. Sono attualmente rappresentati da due documenti principali: ESRS 1 – Requisiti generali e ESRS 2 – Informazioni generali. Questi includono le modalità con cui applicare il principio di doppia materialità, i criteri di rilevanza, la struttura del bilancio e l’integrazione con gli altri framework normativi.

Gli standard tematici sono dedicati ai singoli aspetti ESG e si articolano in tre aree principali. Per la dimensione ambientale (E), gli standard includono il cambiamento climatico, l’inquinamento, le risorse idriche, la biodiversità e l’economia circolare. Per la dimensione sociale (S), gli standard riguardano i lavoratori dell’azienda, i lavoratori nella catena del valore, le comunità interessate e i consumatori. Infine, per la dimensione governance (G), si analizzano aspetti come la gestione dell’impresa, l’etica aziendale, la prevenzione della corruzione e il controllo dei rischi.

Gli standard settoriali, ancora in fase di elaborazione, mirano a integrare indicazioni specifiche per i diversi comparti economici, come l’energia, la finanza, l’agricoltura, il manifatturiero o la moda. La loro introduzione è prevista nei prossimi anni e rappresenterà un ulteriore passo verso la granularità e la rilevanza informativa.

Il principio di doppia materialità

Uno degli elementi distintivi degli ESRS è l’applicazione del principio della doppia materialità, che impone alle aziende di analizzare e comunicare sia la materialità di impatto (ovvero come le attività aziendali influenzano l’ambiente e la società), sia la materialità finanziaria (cioè come le questioni ESG influenzano i risultati economici dell’azienda).

Questo approccio richiede un processo di valutazione rigoroso, che tenga conto delle aspettative degli stakeholder, dell’evoluzione normativa e dei rischi sistemici. L’analisi di materialità diventa così il punto di partenza per l’intero processo di rendicontazione, permettendo di selezionare le informazioni rilevanti da includere nel report e di motivare le eventuali omissioni.

Il ruolo dei dati e l’interoperabilità con altri standard

Gli ESRS pongono un’enfasi significativa sulla qualità dei dati, introducendo requisiti stringenti di misurabilità, verificabilità e disaggregazione. Le aziende devono infatti fornire indicatori quantitativi (KPI), serie storiche, target di miglioramento e spiegazioni sulle politiche adottate, rendendo la rendicontazione molto più tecnica e analitica rispetto al passato.

Un altro aspetto chiave è l’interoperabilità con gli altri framework internazionali. Gli ESRS sono stati progettati per essere compatibili con gli standard della Global Reporting Initiative (GRI), con quelli della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) e con i criteri ISSB/IFRS. Questo consente alle imprese attive su mercati globali di evitare duplicazioni e di armonizzare la rendicontazione secondo standard condivisi.

A chi si applicano gli ESRS e con quali tempistiche

L’obbligo di applicazione degli ESRS riguarda tutte le imprese soggette alla CSRD. In particolare, a partire dal 1° gennaio 2024 le nuove regole si applicano alle grandi imprese di interesse pubblico già soggette alla precedente Non Financial Reporting Directive (NFRD). Dal 2025, l’obbligo si estenderà a tutte le grandi imprese europee, cioè quelle che superano almeno due dei tre seguenti criteri: 250 dipendenti, 40 milioni di euro di fatturato netto, 20 milioni di attivo. Dal 2026 toccherà anche alle PMI quotate nei mercati regolamentati. È previsto infine un set semplificato di standard per le micro e piccole imprese non quotate, ancora in fase di definizione.

Questa estensione progressiva rende gli ESRS uno strumento chiave per la trasformazione sistemica del tessuto imprenditoriale europeo, non più limitata alle grandi multinazionali, ma estesa a tutta la filiera economica.

Impatti strategici e organizzativi per le aziende

L’introduzione degli ESRS non si traduce soltanto in un obbligo di compliance, ma implica un cambiamento profondo nel modo in cui le imprese raccolgono, interpretano e comunicano le informazioni. Per rispondere ai requisiti richiesti, le aziende devono attivare processi interni di raccolta dati, aggiornare i sistemi informativi, coinvolgere il top management, definire obiettivi ESG misurabili e creare collegamenti operativi tra le diverse funzioni aziendali.

In molti casi, è necessario un percorso di trasformazione culturale che vada oltre il report annuale e porti la sostenibilità a diventare un driver strategico, integrato nella governance e nei sistemi di controllo. Il passaggio da una rendicontazione narrativa a una disclosure integrata e quantitativa impone anche un maggiore coinvolgimento dei revisori legali e degli organi di controllo, che dovranno esprimere un giudizio formale sulla qualità e la veridicità delle informazioni fornite.

Criticità e prospettive future

L’implementazione degli ESRS comporta sfide significative, specialmente per le imprese meno strutturate. La complessità tecnica, la necessità di sistemi informativi avanzati e la carenza di dati ESG nella catena di fornitura sono tra le difficoltà più comuni. Per questo motivo, l’EFRAG ha previsto un periodo di transizione e delle clausole di gradualità che consentono di escludere temporaneamente alcune informazioni, purché se ne dia adeguata motivazione.

Un altro tema critico è la proporzionalità: gli standard devono essere sufficientemente flessibili da adattarsi a settori e dimensioni diverse, senza compromettere la comparabilità e l’affidabilità dei dati. Le prossime versioni degli ESRS, inclusi gli standard settoriali e semplificati, saranno fondamentali per rispondere a queste esigenze.

Nel lungo periodo, l’adozione diffusa degli ESRS contribuirà alla costruzione di un ecosistema informativo europeo integrato, dove le informazioni ESG non saranno più accessorie, ma parte essenziale delle valutazioni di rischio, delle decisioni d’investimento e della gestione strategica aziendale. Gli standard diventeranno così un punto di convergenza tra regolazione, mercato e innovazione.

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