Circular Economy

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La circular economy è un modello di produzione e consumo sostenibile che promuove il riutilizzo, la riparazione e il riciclo dei materiali, riducendo al minimo i rifiuti. Questo modello contrasta con l’economia lineare, offrendo una soluzione sostenibile per la gestione delle risorse.

Cos’è l’Economia Circolare e come si applica nel 2025?

3 modelli di economia: lineare, riciclo, circolare

Cos’è la Circular Economy?

La Circular Economy è un modello economico rigenerativo che ripensa in modo radicale il nostro modo di produrre, consumare e gestire le risorse. A differenza dell’economia lineare tradizionale, fondata sul principio “estrai, produci, usa e getta”, l’economia circolare si basa sulla volontà di mantenere in uso prodotti, materiali e risorse il più a lungo possibile, riducendo drasticamente gli sprechi e promuovendo la rigenerazione dei sistemi naturali.È una risposta concreta alle grandi sfide del nostro tempo: il cambiamento climatico, l’esaurimento delle risorse naturali, l’inquinamento e la perdita di biodiversità. Non si limita a “fare meno danni”, ma propone un vero e proprio cambio di paradigma: trasformare ogni scarto in valore, ogni fine in un nuovo inizio.

Dall’economia lineare alla Circular Economy

Il modello economico lineare si è imposto durante l’epoca industriale ed è stato funzionale allo sviluppo economico per oltre un secolo. Tuttavia, oggi mostra tutti i suoi limiti. La disponibilità finita di materie prime, la crisi climatica, l’aumento dei rifiuti e la crescente pressione sugli ecosistemi rendono evidente l’insostenibilità di un sistema che continua a consumare più di quanto la Terra possa rigenerare ogni anno.La Circular Economy propone un’alternativa sistemica: invece di buttare, si rigenera; invece di accumulare rifiuti, si valorizzano gli scarti. In questo modello, prodotti e materiali vengono progettati fin dall’inizio per durare più a lungo, essere facilmente riparabili, aggiornabili e riciclabili, in un ciclo virtuoso che riduce l’impatto ambientale e crea nuove opportunità economiche.

I principi guida dell’economia circolare

Secondo la Ellen MacArthur Foundation, l’economia circolare si fonda su tre principi chiave che ne definiscono l’identità e le strategie operative. Il primo è progettare per eliminare i rifiuti e l’inquinamento: questo significa pensare il prodotto in modo che non generi scarti, o che questi possano essere riutilizzati. Il secondo è mantenere i materiali e i prodotti in uso il più a lungo possibile, valorizzando pratiche come la manutenzione, il riuso, la rigenerazione e il commercio dell’usato. Il terzo principio è rigenerare i sistemi naturali, ovvero restituire valore all’ambiente, ad esempio tramite l’uso di biomateriali compostabili o pratiche agricole che ripristinano la fertilità del suolo.

Circular Economy e progettazione sostenibile

La progettazione circolare è uno degli elementi fondanti della Circular Economy. Non si tratta solo di ridurre gli impatti ambientali del prodotto, ma di ripensarlo completamente: dalla scelta dei materiali al design modulare, dalla possibilità di aggiornamento alla fine vita. Un prodotto circolare non è semplicemente riciclabile, ma è pensato per essere riparato, rigenerato e disassemblato facilmente. Questo tipo di progettazione richiede nuove competenze tecniche, ma anche un cambio culturale: il valore non risiede più solo nell’oggetto, ma nel sistema che ne consente la lunga durata e la continua trasformazione.

I modelli di business circolari

Ad accompagnare la trasformazione progettuale ci sono nuovi modelli di business, che spostano l’attenzione dal possesso all’uso, dal prodotto al servizio. Tra questi vi sono il noleggio, il leasing, il pay-per-use, il prodotto come servizio (Product-as-a-Service), il commercio di seconda mano, le piattaforme di sharing e i servizi di manutenzione e rigenerazione. Questi modelli incentivano i produttori a realizzare beni durevoli e facilmente riparabili, poiché il guadagno non deriva più solo dalla vendita, ma dall’intero ciclo di vita del prodotto. Si crea così una economia più resiliente e meno dipendente dalle risorse vergini.

Circular Economy e politiche europee

La Circular Economy è diventata un pilastro delle politiche ambientali dell’Unione Europea. Il Green Deal europeo la considera un motore della transizione ecologica e della competitività industriale. Il Piano d’Azione per l’Economia Circolare (Circular Economy Action Plan) promuove misure per rendere più sostenibili settori strategici come il tessile, l’elettronica, l’edilizia e il packaging. Con l’introduzione dell’ESPR – Ecodesign for Sustainable Products Regulation, si mira a regolamentare l’intero ciclo di vita dei prodotti, promuovendo la durabilità, la riparabilità, la riciclabilità e la presenza di contenuto riciclato.

Misurare la circolarità: strumenti e indicatori

Uno degli aspetti più complessi della Circular Economy è la misurazione dell’effettiva circolarità. Diverse organizzazioni internazionali stanno lavorando allo sviluppo di indicatori standardizzati. Tra i principali troviamo il Circularity Gap Report, che misura la percentuale di economia globale effettivamente circolare (attualmente sotto il 10%), e i Circular Transition Indicators del WBCSD, utilizzati da aziende per valutare le proprie performance. In Italia, l’Indice di economia circolare sviluppato da ENEA e Circular Economy Network valuta regioni e settori produttivi secondo parametri come il tasso di riciclo, l’eco-innovazione, la produttività delle risorse e la diffusione di imprese green.

Benefici e ostacoli per le imprese

L’adozione di strategie legate alla Circular Economy può offrire vantaggi competitivi significativi per le aziende. Si riducono i costi delle materie prime, si migliorano i margini attraverso la valorizzazione degli scarti, si aprono nuovi mercati legati alla sostenibilità e si aumenta la resilienza di fronte alla volatilità delle risorse. Inoltre, le imprese circolari migliorano la propria reputazione e attraggono consumatori consapevoli e investitori orientati ai criteri ESG.Tuttavia, la transizione non è priva di ostacoli. Tra le principali barriere vi sono la mancanza di infrastrutture di recupero e trattamento, l’assenza di standard tecnici unificati, la scarsa conoscenza delle opportunità disponibili, e una filiera industriale spesso frammentata. In Italia, in particolare, la burocrazia, l’inefficienza autorizzativa per gli impianti e le normative regionali disomogenee rallentano l’attuazione concreta dei modelli circolari.

Il ruolo dei cittadini e della cultura del riuso

La Circular Economy non riguarda solo le aziende e i legislatori, ma coinvolge direttamente anche i cittadini. Ogni volta che scegliamo un prodotto durevole, che ripariamo invece di buttare, che vendiamo o acquistiamo usato, che partecipiamo a uno swap party o preferiamo un imballaggio compostabile, stiamo attivando pratiche di economia circolare. Ma perché queste scelte si diffondano su larga scala serve un ecosistema abilitante: centri di riparazione, mercati dell’usato, spazi di condivisione, educazione ambientale nelle scuole, incentivi economici al riutilizzo.Solo quando l’economia circolare diventa parte della vita quotidiana, può generare impatti reali e duraturi sull’ambiente e sul benessere collettivo.

Oltre il riciclo: una visione sistemica

Un errore comune è confondere l’economia circolare con il solo riciclo. In realtà, nella gerarchia della Circular Economy, il riciclo rappresenta l’ultima opzione, da utilizzare quando tutte le altre (riduzione, riuso, riparazione, aggiornamento) non sono più possibili. Questo perché il riciclo comporta spesso consumi energetici elevati e perdita di qualità del materiale.La vera sfida della Circular Economy è pensare in modo sistemico, considerando l’intero ciclo di vita dei prodotti, le relazioni tra settori, le infrastrutture necessarie e le abitudini dei consumatori. È un processo che richiede collaborazione tra designer, produttori, distributori, istituzioni, ricercatori e cittadini. Solo così la circolarità potrà smettere di essere un concetto e diventare una prassi, capace di ridisegnare il nostro futuro in chiave sostenibile.

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