Net Zero
L’obiettivo Net Zero si riferisce al raggiungimento di zero emissioni nette di gas serra. Le aziende possono raggiungere il Net Zero bilanciando le emissioni generate con l’assorbimento o la compensazione attraverso azioni come la riforestazione o l’acquisto di crediti di carbonio.
Contenuti della pagina
Net Zero
Il concetto di Net Zero, o emissioni nette pari a zero, rappresenta uno degli obiettivi più ambiziosi e centrali nella lotta al cambiamento climatico. Si tratta di un principio guida per governi, aziende e organizzazioni internazionali che mira a equilibrare la quantità di gas serra emessa nell’atmosfera con una quantità equivalente rimossa o compensata. Il traguardo del Net Zero non significa azzerare completamente le emissioni, ma piuttosto ridurle il più possibile e neutralizzare quelle residue attraverso tecnologie o soluzioni naturali in grado di assorbirle.
Origine e contesto del concetto di Net Zero
L’idea di Net Zero si è affermata a partire dagli Accordi di Parigi del 2015, in cui la comunità internazionale ha definito l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, puntando idealmente a 1,5°C. Per rendere ciò possibile, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) ha sottolineato che è necessario azzerare le emissioni nette di CO₂ a livello globale entro il 2050. Da qui, nasce l’espressione Net Zero come traguardo climatico fondamentale per contenere il riscaldamento globale.
Negli anni successivi, molte nazioni – tra cui l’Unione Europea, il Regno Unito, il Giappone, la Corea del Sud e più recentemente anche la Cina e gli Stati Uniti – hanno annunciato impegni formali verso il Net Zero, spesso con scadenze tra il 2040 e il 2060. Parallelamente, centinaia di aziende multinazionali hanno adottato volontariamente strategie di decarbonizzazione basate su questo paradigma.
Cosa significa raggiungere il Net Zero
Raggiungere il Net Zero implica un profondo cambiamento nei modelli di produzione, consumo e gestione delle risorse, con un approccio sistemico che interessa tutti i settori economici. Per un’azienda, la strategia per arrivare a emissioni nette pari a zero si articola in tre fasi fondamentali:
-
Misurare le emissioni: occorre identificare e quantificare tutte le emissioni dirette (Scope 1), indirette da energia (Scope 2), e quelle indirette lungo la catena del valore (Scope 3), secondo i principi del Greenhouse Gas Protocol.
-
Ridurre le emissioni alla fonte: si attuano interventi strutturali per tagliare drasticamente le emissioni, come l’efficientamento energetico, l’adozione di energie rinnovabili, la ristrutturazione dei processi produttivi, il redesign di prodotti e logistica.
-
Compensare le emissioni residue: una volta raggiunto il massimo livello di abbattimento possibile, le emissioni inevitabili vengono neutralizzate tramite compensazioni certificate, come progetti di riforestazione, conservazione delle torbiere, tecnologie di cattura e stoccaggio della CO₂ (CCS), o l’acquisto di crediti di carbonio.
La chiave del Net Zero non è semplicemente “compensare”, ma impegnarsi prioritariamente nella riduzione diretta delle emissioni, riservando la compensazione solo alle frazioni non eliminabili.
Differenza tra Carbon Neutral e Net Zero
I termini Carbon Neutral e Net Zero sono talvolta utilizzati come sinonimi, ma presentano differenze importanti. Il Carbon Neutral si riferisce spesso alla compensazione delle sole emissioni di CO₂ (anidride carbonica), anche senza averle necessariamente ridotte alla fonte. Il Net Zero, invece, richiede:
- di considerare tutti i gas serra (CO₂, metano, protossido di azoto, ecc.)
- una riduzione reale e duratura delle emissioni, non solo una compensazione
- una copertura completa delle emissioni aziendali, compreso lo Scope 3
Il Net Zero è quindi più rigoroso e ambizioso, e per questo motivo considerato lo standard di riferimento per il futuro.
Net Zero e settori economici
Raggiungere il Net Zero è un obiettivo che coinvolge trasversalmente tutti i settori, ma con approcci differenti:
- Energia: le utility puntano su rinnovabili, reti intelligenti e sistemi di accumulo.
- Industria manifatturiera: intervenendo sull’efficienza energetica, processi a basse emissioni, utilizzo di materiali riciclati e calcolo dell’impronta di prodotto.
- Trasporti: conversione della flotta verso veicoli elettrici, promozione della mobilità dolce e logistica a basso impatto.
- Edilizia: riduzione dei consumi energetici, materiali a basse emissioni e neutralità dei cantieri.
- Agricoltura e alimentare: revisione dei metodi agricoli, riduzione delle emissioni da allevamenti, gestione sostenibile del suolo.
- Finanza: integrazione dei criteri ESG nelle strategie di investimento e finanziamento di progetti Net Zero aligned.
In ognuno di questi ambiti, le aziende devono stabilire obiettivi chiari e misurabili, spesso validati da enti terzi come la Science Based Targets Initiative (SBTi), che verifica la compatibilità dei piani aziendali con i target climatici.
Crediti di carbonio e compensazione
Una componente spesso necessaria per raggiungere il Net Zero è la compensazione delle emissioni attraverso strumenti riconosciuti e certificati. I principali sono i carbon offset, ovvero crediti generati da progetti in grado di rimuovere o evitare emissioni di gas serra. Tra le tipologie più comuni:
- riforestazione e gestione sostenibile delle foreste
- conservazione di ecosistemi ad alto assorbimento di CO₂ (mangrovie, torbiere)
- progetti di energia rinnovabile in Paesi in via di sviluppo
- tecnologie di cattura e stoccaggio della CO₂ (Direct Air Capture)
Per evitare pratiche di greenwashing, è fondamentale che questi progetti siano:
- certificati da standard internazionali come VCS (Verified Carbon Standard), Gold Standard o Plan Vivo
- tracciabili, con un numero identificativo univoco del credito
- aggiuntivi, cioè che non si sarebbero realizzati senza il finanziamento derivante dalla vendita del credito
Net Zero e trasparenza: il ruolo della rendicontazione
Un obiettivo Net Zero credibile richiede piena trasparenza e rendicontazione pubblica, attraverso strumenti come il Report di Sostenibilità, i bilanci ESG o l’adesione a iniziative internazionali. Tra queste:
- Race to Zero, campagna ONU che aggrega aziende, città, università e investitori impegnati nella neutralità climatica
- CDP (ex Carbon Disclosure Project), per la divulgazione volontaria dei dati ambientali
- Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), che raccomanda la comunicazione dei rischi climatici nelle aziende quotate
Un report efficace deve indicare:
- l’anno base e la roadmap verso il Net Zero
- gli indicatori chiave (KPI) di performance climatica
- i progressi annuali e le deviazioni rispetto agli obiettivi
- le metriche utilizzate per misurare l’efficacia della compensazione
Il rischio di greenwashing e le criticità
L’obiettivo Net Zero, pur essendo necessario, è anche suscettibile a usi impropri. Alcune aziende annunciano traguardi climatici ambiziosi ma non supportati da piani concreti, da dati verificabili o da azioni coerenti. Altri casi vedono un uso eccessivo dei crediti di carbonio senza un reale impegno nella riduzione delle emissioni alla fonte.
Per questo motivo, autorità regolatorie e ONG stanno chiedendo regole più severe sulla trasparenza climatica e l’uso dei termini Net Zero. In Europa, il Green Claims Directive e le norme sui green claims verificabili mirano proprio a tutelare i consumatori da dichiarazioni ambientali fuorvianti.
Il concetto di Net Zero, per quanto potente, non è un semplice slogan: è una responsabilità concreta e misurabile, che richiede una trasformazione profonda dei modelli aziendali e delle politiche pubbliche. La sfida non è solo tecnica, ma anche culturale, e chi sceglie questa strada deve dimostrare coerenza, rigore e impegno continuo.
« Torna al Glossario